sabato 30 luglio 2011

La sindrome dell'armadillo

Francis Bacon, "Figura con carne"

E ritorno ancora indietro sui miei passi
raccatto i pezzi dell’antica armatura
e li lucido a specchio per una nuova uscita.

Coi piedi ancora sanguinanti dall’ultima passeggiata sui cocci rotti del tuo sguardo
procedo ancora
Mi ritrovo in mezzo al traffico
a vomitare la mia vita dal finestrino
in faccia ad uno sconosciuto.
Cammino ancora

Indosso il mio vecchio profumo cercando di celare l’effluvio dell’inganno
Le macchie sul sudario
La polvere sui ricordi

RICORDO _ DOLORE
RICORDO _ CONFORTO

Ricaccio dentro la mia natura di sconfitto
ma non riesco proprio a digerirla
Danza dentro me al festival delle occasioni perdute

Il cane non mi da tregua
le mie viscere tra le sue fauci sembrano animarsi in atroci contorsioni
Mi manca il respiro
e questa dannata coltre di latta piuttosto che proteggermi mi soffoca.

Illusione di una eternità senza bilanci
Dimenticherò per sempre come ci si sente ad essere veramente vivo

Il giorno dopo ci trovò abbracciati su un letto rosso sangue
e dopo aver pianto
attraverso i tuoi occhi mi vedo cadere.
 Rosario Ciotto

domenica 24 luglio 2011

Metamorfosi della visione di Lucia Torrente


DESIDERIO, stampa digitale su stoffa. 100x70


Altre "potenti" immagini da parte di Lucia Torrente impreziosiscono la poltrona dell'ospite di C8Line. La sua visione della DONNA, "mascherata" ma oltremodo "svelata" in ogni sua sfaccettatura interiore induce ad indagare un universo affascinante e colorato. Le immagini inquietano, affascinano, seducono. La sensibilità di questa artista giovane, ma ormai matura nello stile e nei contenuti, viene rivelata con un' efficacia straordinaria. Aspettando altre perle, un grazie di cuore.
            Rosario Ciotto 


          IMMOBILE INCANTO , acrilico su stoffa. 100x70                                            RIFLESSI, acrilico su stoffa. 100x75



           MUTAZIONI, stampa digitale e acrilico su tela. 100x70                       CONTAMINAZIONI, acrilico su stoffa. 100x75


martedì 19 luglio 2011

La ragazza del giglio



La prima volta che vidi Matilda fu quasi tre anni or sono.
Camminando sul ciglio di una strada io e Faniglio
vedemmo una ragazza che raccoglieva un giglio,
dal balcone di Gina Millecolori,
la proprietaria del Bar Arcobaleno.
Saltellando di qua e di là raggiungemmo in un batter d’occhio la ragazza del giglio,
così la chiamai quando fummo vicino a lei a meno di un millimiglio.
All’inizio i suoi occhi profondamente verdi, da perdersi nell’abisso dell’amore, furono scostanti e indispettiti.
Ma quando i nostri sguardi si incontrarono per un eterno momento fu semplice capire che le nostre vite fluttuanti e senza una meta avevano trovato il rifugio comune,
il compagno di viaggio,
l’anima gemella,
la serenità di vivere insieme la sconosciuta quotidianità.
Il resto della storia sarà il signor Tempo a raccontarcelo.
Fortunatamente da quel giorno, quando vedo i suoi occhi profondamente verdi sospiro,
sorrido e il mio cuore danza festosamente dentro me.
Penso sempre a quella volta in cui Matilda raccoglieva un giglio e la mia vita
era ancora e soltanto un pigro sbadiglio.

Estratto dalla scatola di latta
Josè Pascal

domenica 10 luglio 2011

“Storia della mia gente” di Edoardo Nesi vince il premio Strega 2011

Redon Odilon: The Smiling Spider


Storia della mia gente, ma non soltanto, anche uno spaccato di storia attuale che permea in maniera negativa il nostro presente finanziario e sociale. Un racconto, tessuto con molti riferimenti autobiografici, che parla in modo particolare di Prato, città natale dell’autore, che negli ultimi anni ha subito una decapitazione della propria realtà economica fondata sull’industria tessile minata dall’imbecillità dei politici che si sono susseguiti e dalla conseguente invasione del mercato cinese.
Un uomo, Nisi, figlio degli anni ’60 cresciuto a musica, viaggi e lavoro nella fabbrica di famiglia. Una fabbrica con una sua storia risalente alla seconda guerra mondiale, quando, distrutta dai tedeschi, fu ricostruita con quella forza e speranza che l’epoca conosceva bene. Le generazioni si susseguirono giungendo fino a lui che, pur facendo molto bene il proprio mestiere all’interno dell’industria, sognava sempre di essere uno scrittore a tempo pieno. Ma quella vocina chiamata senso del dovere, che proveniva in gran parte dall’insegna “…& figli”, non gli fece mai compiere una scelta, finchè quella scelta si compì da sola proprio a causa della crisi economica che investì il mercato dell’industria tessile. La chiusura fu un passo obbligato, un disastro paragonato, nel libro, al terribile evento delle torri gemelle quando gli occupanti i vari piani vennero tenuti fermi ai propri posti da una sconosciuta voce che proveniva dall’interfono. Una voce che tranquillizzava e raccomandava di non muoversi, di non scappare dalle scale perché era da lì che sarebbero arrivati i soccorsi e mentre la voce tranquillizzava, la gente moriva. Allo stesso modo mentre una voce (questa volta ben nota) ci dice che siamo fuori dalla crisi, i licenziamenti imperano, i posti di lavoro si dimezzano, l’economia va a rotoli. Licenziati di ogni età anche ad un passo dalla pensione, come Fabio, uomo dignitoso e umile descritto nel libro che inventa attività alternative per trascorrere le giornate e che la sera non riesce neanche a stare davanti alla tv, perché non deve riposarsi da nulla. 
Vite distrutte da scelte sbagliate di chi non è mai stato interessato al destino dell’uomo medio, al benessere di quella fetta di Italia che, tra mille sacrifici, fa quadrare i bilanci di tutti. Quell’Italia che, nella parte del libro che preferisco, l’autore sogna possa riprendersi grazie alla cultura: libri, quadri, musica, film e moda tutti protesi a rimarginare quelle tremende falle economiche, sociali e culturali che in questi anni sono diventate sempre più profonde. Una ricerca del bello che unisca gli animi tracciando una strada opposta a quella che oggi è permeata da denaro e potere. Un quadro così incantevole che persino una bambina, la figlia di Nisi, vedrebbe bene come idea per il prossimo libro del padre.  
Perché la ricchezza interiore inespressa vale poco, poco più di nulla e tutto quello che non si riesce a dire e a scrivere e a vivere è perduto, polvere.[1]
Non ho letto gli altri libri finalisti, per cui non posso fare un paragone, ma non riesco a capire dal profondo le ragioni che hanno portato i giurati a premiare questo libro che, oltre a mostrare in modo sincero un quadro di drammatica attualità, non trovo paragonabile a premi strega quali Flaiano, Eco, Moravia, Pavese, Palazzeschi (ecc.). Ma forse anche questo fa parte dei cambiamenti che il tempo ci regala.


[1] Edoardo Nesi, Storia della mia gente - Bompiani

Riccardo Borgo

martedì 5 luglio 2011

La foto del mese - Giugno

Ci scusiamo per il leggero ritardo con cui vengono pubblicate le fotografie preferite dagli utenti di C8LINE (E NON!) del mese di giugno. Ci fermiamo per la pausa estiva, ma mi raccomando portate con voi la macchina fotografica e osservate bene ciò che vi circonda durante questi mesi caldi e vacanzieri. Al ritorno ci invierete “LA FOTO DELLA MIA VACANZA”. Felicità…
Rosario Ciotto




In questo terzo appuntamento con la fotografia, tutti i partecipanti si sono soffermati in modo particolare sulla ricerca del gioco, prestando meno attenzione alla ripresa fotografica. Così abbiamo avuto una piccola carrellata di oggetti particolari, ma fotografati, diciamo, con poca cura.
Forse questa volta sono ipercritica, ma, come tutti sappiamo, le critiche fanno crescere ed in questo specifico caso serviranno a ciascun partecipante per riflettere ed utilizzare al meglio la propria camera prima di scattare.
Auguro agli “affezionati” della foto del mese buone vacanze fotografiche. 

 La foto di Rachele ha preso molte preferenze, ma mi piacerebbe sapere se  queste sono state date al gioco colorato nel parco, o alla foto in quanto tale.  Un elemento di disturbo e distrazione sicuramente sono i palazzi sullo sfondo, si doveva giocare con la profondità di campo (sfocare i palazzi)  per far posare l’occhio solo sul soggetto principale. Interessante invece il piano di ripresa.


 La foto del principe: particolare il gioco dai bei colori, ma la foto risulta male  illuminata e mal centrata.


 La foto di Adriana: il B/N ha sempre un fascino particolare ed anche il “movimento” dell’altalena in questo caso. Dà troppo nell’occhio il taglio della fotografia; fa pensare o che non sei riuscita in tempo a fermare il movimento (vedi la bimba quasi fuori dal fotogramma) o che dovevi nascondere qualcosa.


 La foto di Valeria: la più interessante di tutte dal punto di vista della ripresa, perché si vede che a monte c’è  un minimo di “progetto”. Vedi il panno colorato, il posizionamento degli oggetti ed anche una discreta illuminazione. Anche nella titolazione dell’immagine si nota una certa “ricerca”.
Giulia Gasparro