lunedì 28 novembre 2011

L'anima dell'Androgino

"M"

porzione dipinta: circa 25 x 25 (stucco in pasta, colori ad olio e vernici)


"F"
porzione dipinta: circa 25 x 25 (stucco in pasta, colori ad olio e vernici)


"E così evidentemente sin da quei tempi lontani in noi uomini è innato il desiderio d'amore gli uni per gli altri, per riformare l'unità della nostra antica natura, facendo di due esseri uno solo: così potrà guarire la natura dell'uomo. Dunque ciascuno di noi è una frazione dell'essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un'altra che le è complementare, perché quell'unico essere è stato tagliato in due, come le sogliole. E' per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare".
dal Συμπόσιον, Simposio, di Platone

Non l'avevo mai fatto, ma visto che questo mio lavoro risultata particolarmente ostico all'interpretazione dell'osservatore, spenderò qualche parola per illustrarne i contenuti.
L'anima dell'Androgino, è un dittico che si ispira al mito contenuto nel Simposio di Platone, di cui ho voluto inserire uno stralcio. La tecnica è particolare in quanto ottenuta da un sandwich di polistirolo farcito da stucco e colori in pasta che una volta separati (chi non ha mai staccato le due parti di un "ringo" per leccarne "l'anima") si specchiano in positivo/negativo. Così alla maniera dell'androgino, creatura primordiale composto da due esseri in seguito separati cruentemente dagli Dei, l'anima dell'Androgino risulta costituita da due dipinti che si integrano. L'anima, pensandoci bene, è quella che ha subito maggiormante la lacerazione, la corrosione scaturita dal dolore del distacco, e che ormai ferita cerchiamo di custodire in armadio "pulita", imbustandola per preservarla dalla "polvere" della vita. Da ciò la busta che contiene le "anime" che sto dipingendo e la gruccia per riporle adeguatamente in ordine. Paradossale è che, assieme alle nostre anime,  sigilliamo anche quei cilici aguzzi che non smettono mai di mortificarci. E' per questo che inserisco nelle composizioni un "simbolo tangibile", in questo caso, un pezzo di filo spinato, eloquente emblema della separazione coattiva e graffiante. Spero sia stato chiaro e poco tedioso nonostante la complessità dell'argomento. 
Rosario Ciotto





lunedì 21 novembre 2011

vetrAVOlo


Qual è lo stimolo che induce un designer a “ristilizzare” un oggetto considerato quasi arcaico e che, in forme e modi diversi, è uscito dalla matita dai progettisti di tutti i tempi?
Sfida, esigenza, masochismo?
In realtà avevo la necessità di un tavolo per la camera adibita a sala di accoglienza dei miei ospiti/clienti nel nuovo studio (di cui un giorno vi farò avere notizie). Una camera dalla forma inusitata, una L sghemba di difficile interpretazione. Legato alla mia prima intuizione progettuale, cosa quanto mai errata, necessito di una scrivania di modeste dimensioni che definisco immediatamente meditando sull’essenza di un tavolo: due sostegni verticali, un piano orizzontale ed, al limite, un traverso che irrigidisca la struttura e mi consenta, tutto al più, di poggiare i piedi.
Due telai rettangolari recuperati da una precedente scrivania e uno chassis in scatolare metallico adeguatamente “riparati” da un piano trasparente potevano fare al caso mio.
Ma come spesso accade nella mente dei progettisti, dopo una faticosa conquista, c’è un’improvvisa illuminazione che squarciando il velo di Maya, mostra nel suo unico senso l’idea che stavamo inseguendo. 
E se magari volessi usare il tavolo per “coprire” una luce più grande legata ad un altro utilizzo?
Intimidito da una precedente esperienza che mi faceva rammentare un piano inesorabilmente imbarcato dall’eccessiva luce, mi metto subito alla ricerca della soluzione per sopperire adeguatamente ad eventuali ripensamenti adoperativi e così, come da consuetudine, resto immobile come il cacciatore alla posta del cinghiale, aspettando di abbattere la virtuale cacciagione. L’idea mi passa davanti chiara, avevo già provveduto a pulire la mia linea di tiro e a evitare di indossare profumi che potessero palesare la mia posizione all’acutissimo olfatto delle selvagge intuizioni, la becco al primo colpo. E così, custodendo gelosamente il mio pingue bottino, mi avvio soddisfatto alla progettazione di  “VetrAVOlo” :un tavolo/scrivania, con struttura in metallo, adatto, mediante l’ausilio di un “monaco” centrale, a sostenere grandi luci di piano senza temere l’imbarcamento.
L’esile superficie vetrata, mostra la struttura valorizzandola e svelandone il meccanismo di tensione. 
 Rosario Ciotto

lunedì 14 novembre 2011

Silenzi di nebbia



Vite scivolano lente su un denso fiume di silenzi
Ascolto un’altra notte di velluto dietro una tenda di ricordi
Il fallimento di un viaggio arrivato a metà
privo di meta
smarrito di senso
Avvolta da residui di tramonto
cospargo il mio capo di polvere di cielo
L’attesa del sorriso di un domani solitario
respira viali umidi di nebbia e gelidi passi
Ombre di viandanti si sfiorano la vita
Sguardi spenti e mani fredde  
sulla pancia di un mondo che ha smesso di parlare
Francesca Rubini

mercoledì 9 novembre 2011

Pensiero a mezzodì di Josè Pascal

La darsena del Salento di Nicola Ricchiuto


Il faro bianco veglia sul mare quieto,
impassibili fichi d’india,
il vento muove energia,
fra gli specchi si riflette il sole,
una barca taglia il confine.

Muretti a secco custodiscono rigogliosi ulivi,
resistono i templi megalitici,
delicate distese di grano,
la vigna matura,
il popolo di formiche lavora e spera.


Estratto dalla scatola di latta

domenica 6 novembre 2011

La foto del mese: OTTOBRE

Cari amici ci ritroviamo con l’appuntamento della “foto del mese”, che in questo caso particolare si riferisce al periodo estivo. Capisco che sarà stata difficile la scelta di una sola foto che ricordasse le vostre vacanze, ma siete stati al gioco e  ci avete provato.
La vostra attenzione si è posata principalmente sulla foto

Il venditore di cocco
 
di Sabrina Palazzolo: riflettete… se il giovane con il cocco  fresco fosse passato un minuto prima o dopo, questa immagine non ci sarebbe stata quindi possiamo dire che Sabrina ha colto l’attimo irripetibile con prontezza . Interessante il punto di ripresa: la fotografa era  sicuramente sdraiata al sole.

Trieste brucia

di Marco Famulari che  ha  ripreso il rosso e caldo tramonto sul porto, con il  voluto o casuale effetto silhouette che mette ancora più in risalto il cielo apocalittico.

Sentirci liberi

di Liliana Gentile,  presenza costante e gradita con uno scatto spontaneo  ritrae i colori intensi ed il gradevole movimento  del mare estivo. Interessante il punto di ripresa.

Grazie a tutti gli altri partecipanti: Giancarlo con i “tristi” bagnanti sulla riva del Neva, Nunzio con la nave da crociera tra i palazzi, i piedi di Ippolita, il bel commento che accompagna la foto del temporale estivo di Patrizia.
Giulia Gasparro

martedì 1 novembre 2011

I colori dell'anima

Foto tratta dal quotidiano online repubblica.it


Mi hanno parlato di viaggi in droghe sintetiche, in acidi, in funghi che portano in mondi e in colori che non ci sono, che non esistevano.
Ma guardando questa foto mi viene da pensare, perchè vedere colori che non ci sono se ancora dobbiamo vedere tutti i colori possibili?
Talvolta il voler andare in un'altra dimensione, da quella vissuta giornalmente, ci fa perdere di vista l'ordinaria bellezza del contorno che i nostri occhi ormai ciechi non ci fanno più vedere.
Alziamo lo sguardo altrove, al cielo, alle stelle, alla luna e alle nuvole.
Abbinerei questa immagine a forbidden colours, se potete concentratevi sul piano di sakamoto e chiudete gli occhi e volate per vedere...
Claudia Cozzucoli