giovedì 25 ottobre 2012

Autoritratto con mosche

"Mosche intorno alla testa" - Roscio 1990, olio su carta 40x40


 Immobile e senza faccia
vaglio le mosche che mi ronzano intorno.
Che strane le mosche,
hanno ali per volare,
ognuno, anche se per fastidio, si accorge di loro…..
.....succhiano sempre dalla solita merda.
La tua voluttà tinge i miei capelli di mille colori,
onde bastarde che si contorcono in spirale
cercando di reprimere ogni altro mio desiderio
che non sia la tua anima,
questa maschera perfetta
della stessa bellezza dei fiori di plastica.
Il vermiglio minaccia i confini di un viso lontano,
si spegne la rabbia,
si spegne la vita.
Quante speranze ansimano
sulla battigia di un mare ormai piatto.
Rosario Ciotto




"Mosche intorno alla testa" - Roscio 1990, particolari

martedì 16 ottobre 2012

Gli ingranaggi del silenzio

 
ROSCIO (2006) - In attesa della parola giusta (40x40 colori su tavola, collage e nylon)

Risorgo, a rate, dall’ultima vacanza del mio cuore
e la mia faccia, in fotocopia,
è la sola che sorride, contorta,
dopo che il foglio s’inceppa
in certi ingranaggi del silenzio.
Odoro la vita per sentirne l’essenza,
visioni d’ambra, distillate con cura,
come gocce di passito.
Ieri, è troppo lontano per poterlo trattenere.
Oggi, non riesco a rammentarlo mentre passa.
Domani, spero desista dal proporsi
suicidandosi in 75cl di oblio.
La mia bocca, deserta,
attende la classica frase di circostanza,
venuta da un mondo perfetto,
da pronunziare al momento giusto.
Nuoto, ingoiando il mare,
senza sapere con chi mi sveglierò domani
e quale capo indosserò,
prima di andare in scena.
Volgendomi verso me stesso
nudo e senza bagaglio
cerco di armare la mano al tempo
quale sicario delle mie emozioni.

Rosario Ciotto
 

mercoledì 3 ottobre 2012

Ai confini del cuore

ROSCIO (2006) - La stanza, vista da fuori (40x40 colori su tavola, collage e vetro)
La prima volta che ti vidi
pensai ad una bugia perfetta
che distraesse la rotta dei miei sogni ridestati.
L’ultima ….. non la ricordo più.
Inganno le memorie del bambino
con l’acume dell’erbivoro,
masticando noiosamente gli ultimi brandelli succulenti.
Gli occhi, chiusi,
colgono scene da una frontiera invalicabile.
Distruggo con candore, senza intento,
mi bagno alla fonte dell’incoscienza,
risorgo con coraggio.
Ti vedo, ai confini del cuore,
ardere su una pira di pensieri contrastanti
mentre la mia furia,
percuote il tuo ventre con colpi proibiti,
oltre il limite di ogni sentimento.
Saldo il tuo sguardo con il palmo della mano
e m’inginocchio al tuo fianco,
cosciente che nulla di te mi è mai appartenuto.
Senso di vomito, scosse feroci,
scuotono un corpo inerme che riesce solo ad assimilare
 suoni violenti nascosti tra le piume di un giaciglio rassegnato.
La memoria della tua voce è vecchia,
vecchie sono
le promesse di salvezza che potrebbero lenire
 le piaghe di un’epidermide corrotta.
Respiro il tuo nome, in silenzio, in una stanza vuota
nella quale soffoco con cura maniacale ogni mia passione.
La camera ringrazia voluttuosamente
ridendo dei miei eccessi e della mia brutalità.
Odor di vino e di vergogna
impregnano le sue rozze pareti
mentre un nero tormentato pone fine all’agonia.

Rosario Ciotto