Un vento di cambiamento, dicono.
A me sembra somigli più ad una tempesta di vecchio.
L’Europa è un’esigenza che diventa sempre più urgente e, come un figlio
urlante davanti all’ennesimo giocattolo, chiede … chiede …chiede.
Se volgiamo lo sguardo indietro l’idea di Europa nasce, per quanto
riguarda i nostri confini, dalla mano di Alcide De Gasperi che, considerando il
periodo storico (era appena terminata la seconda guerra mondiale), era mosso
dall’unità rivolta, in modo particolare, alla difesa comune. Basti pensare alla
nascita della CECA, la forma embrionale dell’UE, che vede luce proprio per
mettere in comune la produzione franco-tedesca del carbone e dell'acciaio, già
scenario di infinite battaglie nei conflitti mondiali. Dunque la pace è la parola
chiave che apre le porte all’Unione Europea. Cosa accade allora nel corso degli
anni? Perché questi continui cambiamenti che hanno fatto dell’espressione
Europa, un mostro dalle cento teste? La lezione di Altiero Spinelli ci insegna
che è necessaria una federazione degli stati europei, quella che, tanto per
imitare come sempre l’America, viene chiamato progetto Stati Uniti d’Europa.
Sentite come suona imponente, faremmo paura al mondo così!
Peccato che la Germania ha imposto la propria visione di superamento
della crisi economica costringendo a riforme cieche rispetto le singole realtà
e che hanno trascinato nel baratro alcuni paesi dell’eurozona.
Un federalismo, in termini redistributivi, significherebbe un’eccessiva
differenziazione di quei servizi fondamentali, quali sanità ed istruzione, indebolendo, così, il diritto di uguaglianza
riconosciuto su questi beni essenziali. Una situazione del genere avrebbe come
effetto immediato una spaccatura sempre
più forte tra ricchi e poveri. Un altro mattone nel muro della globalizzazione
che leva il respiro alle piccole realtà. Quelle realtà che hanno conferito ad
ogni stato e ad ogni comunità, grande o piccola che sia, un proprio volto, dei
tratti caratteristici che verrebbero cancellati con un colpo di spugna.
Secoli di lotte e sacrifici rischierebbero l’annullamento totale per un
volere economico-politico che fagociterebbe gli sforzi del singolo. I cittadini
sono stanchi di sottostare a tasse sempre più alte per cose che non hanno un
riscontro immediato; sono saturi di promesse mai mantenute da una demagogia
sempre più presente soprattutto alla vigilia di nuove elezioni, questa volta
europee.
Eppure fino a qualche giorno fa ho assistito ad una conferenza che ha
esordito con l’imponente frase d’effetto “L’Europa
è il posto migliore dove nascere”.
Si???!!! Provate a dirlo a tutti quegli uomini che si sono levati la
vita per aver perso il lavoro, per essere mortificati giorno dopo giorno, per
aver tolto loro la dignità di essere umano. In una parola per avere affossato
le carte dei diritti fondamentali, le costituzioni italiana ed europea.
Abbiamo bisogno di sicurezza e lavoro e i nostri uomini politici, che
non possiamo neanche più scegliere per una ridicola staffetta che vede passare
il testimone tra rampolli rampanti e vecchie volpi puzzolenti, cosa fanno?
Pensano alla macro-economia, all’urgenza dei parametri che ci tengano ancora
saldamente ancorati ad una situazione che ci sta annientando lentamente, ma
inesorabilmente.
Giulia Bolle
Come non essere d'accordo? Purtroppo.
RispondiEliminaHai assolutamente ragione. Peccato che i nostri uomini politici, proprio perchè nostri, li abbiamo scelti noi. Ci siamo fatti ingannare dalle loro promesse, probabilmente, e una volta ci può anche stare. Ma quelle successive? Sono anni che in politica in Italia ci sono sempre gli stessi, gli stessi che non hanno fatto niente e continuano ad essere votati. O, forse è peggio ancora, i volti nuovi che basta guardare con un attimo di attenzione per accorgersi che nuovi in realtà non lo sono e faranno più casini che altro. Eppure, noi siamo d'accordo che così non va e ci lamentiamo - ma alla fine, nel concreto, ognuno di noi che cosa fa?
RispondiEliminaNon posso che essere d'accordo con quanto hai scritto.. è triste, ma è così!
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