martedì 24 gennaio 2012

La Landa settentrionale

Mario Schifano

La televisione vomitava teschi con cervello sanguinante, la materia usciva grigia e scorreva lungo le pareti di una schiena morata. Il fumo aveva invaso tutta la stanza, sembrava quasi una nebbia, ma la nebbia si può respirare, invece, quel fumo procurava malessere. Sentivo le mie budella attorno alla mia gola, non potevo più resistere, così gridai:
“Spegnilo, ti prego, spegnilo!”
“Perché dovrei? questa televisione è così avvincente, non posso resistere un attimo senza. È il nostro intrattenimento serale, dobbiamo godercelo fino alla fine!”
Anche se mi infilai nel mio letto sentivo ugualmente quelle voci, ma soprattutto sentivo quell’odore insopportabile di morte e sangue, che aveva invaso tutta la casa. Neanche aver chiuso ermeticamente la porta mi consentì di evitare l’entrata in atto delle forze della televisione. Niente poteva fermare la macchina che il Nostro Dominio aveva inventato per noi; neanche Loro erano sicuri di poterlo controllare, in fondo era lei che ci controllava e ci trasmetteva i suoi messaggi.
La mattina in ufficio tutti mi parlavano di come era stato bello il film sulla ricerca umana. Dissi a tutti la mia opinione e fui scambiata per un’eretica così come  Giordano Bruno o Galileo Galilei. Mi aspettavo che da un momento all’altro qualcuno mi presentasse la forca o un rovo scintillante che aspettava soltanto di bruciare carne viva e giovane.
Al solo pensiero ebbi un brivido. Invece quella mattina, nonostante tutto, passò tranquilla; talvolta avevo dei flash che mi ripresentavano le immagini di tutti i film che avevo visto nell’ultima settimana, ma era solo un attimo e per fortuna passava subito.
Alla mensa incontrai una mia vecchia amica. Decidemmo di consumare insieme il rancio.
“Come stai? Ti trovo in forma” le dissi.
“Si, sto proprio bene tra qualche giorno ci daranno il nostro bambino o addirittura due, sono già sei anni che siamo in lista.”
“Sono felice per te: Ma perché li avete richiesti, non sarebbe stato meglio farli crescere nel Pubblico Dominio Infantile?”
“Volevo tenermi occupata, perché il mese prossimo perderò il lavoro, come progettato da tempo, e poi senza far nulla non riesco a stare, così Arthur ed io abbiamo pensato alla soluzione bambini.”
“Noi, invece, partiremo presto per le Lande Settentrionali. È il nostro periodo di vacanza, sono già tre anni che non ci danno una pausa lunga e non stiamo più nella pelle, parliamo solo del mitico giorno ovvero martedì prossimo.”
“Allora tra meno di due giorni partirete”. Appena finì di parlare suonò la sirena, la pausa pranzo era terminata, ci salutammo velocemente:
“Allora, buon viaggio, Claire non dimenticare di salutarmi George.”
“Grazie Louise e tanti auguri, salutami Arthur.”
Ognuno tornò al proprio lavoro abbastanza velocemente. In realtà non pensavo affatto al nostro viaggio, ma da quando ne avevo parlato alla mia amica mi sembrò che potesse veramente aiutarmi ad evadere.
George era già a casa quando tornai. Mi accolse, come sempre, con un bel bacio. La televisione era naturalmente accesa, ma in quell’attimo non mi diede fastidio.
“George, programmiamo il nostro viaggio!” dissi tutta euforica.
“Claire, cosa ti succede sei tutta rossa e poi cosa dobbiamo programmare, è tutto programmato. Dobbiamo soltanto farci trovare puntuali all’aeroporto e poi tutto sarà fatto.”
“E noi? Noi non possiamo decidere niente?”
“Abbiamo già deciso di andare alle Lande Settentrionali, mi sembra abbastanza, non credi?”
“No, non credo.”
Ero abbastanza in collera con George, ma sapevo che la colpa non era la sua, non poteva essere la sua se gli era completamente sparita la fantasia. Avevo deciso di fargliela riacquistare, ma il mio problema era: come? In me c’era come una scintilla che aveva messo in atto una sorta di rivoluzione.
Finalmente il martedì arrivò, mi sentivo come se quel viaggio dovesse cambiare le nostre vite, ma soprattutto speravo che fosse così. Non ero mai andata così lontano, almeno così mi pareva di ricordare e di certo era il viaggio più lungo che il Nostro Dominio ci concedeva. Avevo visto solo poche metropoli vicino la mia e le Lande costituivano un emisfero molto lontano quasi inesplorato e per lo più privo dei più sofisticati meccanismi che il Nostro Dominio ci aveva donato.
Le Lande erano rimaste ‘vergini’ solo per soddisfare noi popolo super - civilizzato e per appagare il nostro istinto selvaggio, in realtà quasi scomparso, in fondo quasi a dimostrare l’inefficienza di quella vita primordiale.
“Volete la stanza con o senza televisore?” ci chiese gentilmente il responsabile al nostro arrivo in albergo... (la fine della storia sarà pubblicata la settimana prossima. Vi aspettiamo)
Claudia Cozzucoli

4 commenti:

  1. Un racconto molto avvincente, da seguire fino alla fine. Tornerò per la prossima puntata.

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  2. mi piace davvero molto l'immagine postata, ... bella.

    un saluto, a presto.

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  3. Mi piace leggere , bello ed avvincente questo racconto , alla prossima !!complimenti

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  4. avvertimi quando posti la fine di questa storia: ci sono entrata con tutte le scarpe e spero che Claire gliela dia in testa la tv a George!!! P.S. come gli farà tornare la fantasia???

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