sabato 26 febbraio 2011

L'annegato


L'ANNEGATO: 40X40 (COLORI, GIORNALI E PIROGRAFO SU POLISTIROLO)


Parole di cera soffocano labili interazioni; ricoprono gesti e sguardi. L’anima si chiude, isolandosi nel mare grigio in cui annegare fissando il cielo.

venerdì 25 febbraio 2011

La verità

Foto di Giuliagas



Ti porto
dentro di me
con rabbia
Dentro di me
ti ho chiusa
come un ricordo
 lontano
Dentro di me
ti porto
 da sempre
Dentro di me
 la tua voce
come musica
lontana
Dentro di me
le tue parole
come una canzone
 mai dimenticata
GiuliaGas

mercoledì 23 febbraio 2011

Nel silenzio

Foto di Bobi Diamond



E' nel silenzio
che ogni cosa si rivela

nello sguardo
nel cercarsi delle bocche

nel tenersi delle mani

senza pronunciare
la parola amore

Nel movimento del dare
noi siamo

Francesco Baracchi

lunedì 21 febbraio 2011

OMNE VIVUM EX OVO



Il tema era quello della rigenerazione e del riposo. Alla ricerca di un microspazio che avesse carattere significante ed univoco e per di più unto dal crisma del “RITO”, ho partecipato ad un concorso di design con un progetto di un “mobile” di nuova concezione in cui la forma assuma solo ruolo di segno mentre la funzione sia frutto di applicazioni che, fino a qualche anno fa, ritenevamo più o meno verosimili, ma che oggi si impongono gettando le basi di una consuetudine futura.
A questo punto l’intuizione si sviluppava con naturalezza a partire dal concetto teorico di rigenerazione, unica alternativa alla sterilità di un riposo passivo, quasi subito, necessario ma non vissuto. Ho pensato ad un riposo, atteso, agognato, pianificato in maniera diversa ogni giorno, adeguato per soddisfare un bisogno mutevole. Non poteva essere solo un oggetto, anche se era importante concretizzare una forma eloquente.
E dalla forma sono partito.
Quale “forma” se non l’uovo può interpretare la rigenerazione? Universalmente riconosciuto come simbolo di resurrezione, il suo guscio rappresenta la tomba dalla quale esce un essere vivente: l’eterno ritorno della vita. Gli antichi romani usavano dire “OMNE VIVUM EX OVO” (tutti i viventi nascono da un uovo).Nasceva così l’idea di approntare una forma significante atta al recupero non solo delle energie, ma attraverso il rito, alla riappropriazione di una gratificazione quasi spirituale. Una forma…ma non soltanto. Anche il contenuto deve essere pensato per soddisfare i sensi, poiché proprio da ciò scaturisce l’appagamento, preludio del riposo. Pensate ad un comune ritorno a casa dopo una, altrettanto comune, “lunga giornata”. Avete programmato per le venti il vostro microclima ideale e la vostra essenza preferita, con discrezione, riempie la forma. Riponete la vostra “uniforme da lavoro”  e il guscio è pronto ad accogliervi. Vi sedete sulla comoda chaise longue, appena il tempo di cogliere dal frigo bar il vostro cocktail, mandare una e-mail per confermare una cena e parte, silenzioso ma efficace, un massaggio rilassante.
La musica vi avvolge assieme a colori rasserenanti.  SIETE VIVI.
Il guscio si compone di una base che assolve alle funzioni di piattaforma strutturale per l’assemblaggio delle costole/cavedio, realizzate in struttura metallica cava e di una pelle in vetro temperato. La piattaforma funge da “finale” degli allestimenti dedicati, con quadro tecnico, per l’allaccio agli impianti domestici (adduzione e scarico acqua, elettrico, telefonico, TV). Le costole/cavedio, un vero sistema di comunicazione per il passaggio degli impianti, sono pensate in alluminio pressofuso cavo e danno l’opportunità a vari rivestimenti. In progetto si è pensato, genericamente, al legno. Un pannello vitreo tra due “paralleli”, funge, ruotando, da ingresso a questo microcosmo. Il guscio è costituito da vetro ad opacizzazione comandata, un vetro stratificato nel quale è collocato un film LC contenente cristalli liquidi che sotto l’influenza di un campo elettrico diventa immediatamente trasparente, mentre normalmente è traslucido. La proprietà di diffusione dei cristalli liquidi consente l’utilizzo come schermo per retroproiezioni.

 Rosario Ciotto



venerdì 18 febbraio 2011

Una pennellata di vita



“UNA PENNELLATA DI VITA”
Di Enzo Vella



Maurits Cornelis Escher


Non solo un dipinto, una poesia, una commedia, ma anche la vita è arte.
L’arte di vivere, oggi più che mai, è una forma creativa che necessita ogni giorno capacità espressive, comunicazione e partecipazione per realizzare quegli obiettivi che danno un senso all’incedere del vivere.
Tra le forme d’arte, il vivere è la più impegnativa; dobbiamo comprendere, se c’è, il metodo e saperlo applicare per trovare la giusta strada da percorrere tra le tante possibili. Occorrono volontà, pazienza e amore: così come un artista ama il suo capolavoro, ogni uomo deve voler bene a se steso ed a ciò che fa.
Abbiamo consapevolezza che la crescita e le esperienze fanno cambiare, in corso d’opera, il progetto delineato in principio. Sta alla capacità di ascoltare il nostro io più intimo ed al nostro coraggio di compiere scelte anche scomode, la riuscita di un modello che ci somigli e non stoni mai con il nostro vero essere.
L’istinto che, spesso, guida le nostre decisioni risulta essere come una pennellata di pittura nera sul volto della “Gioconda”, ma vivendo secondo ragione e gesti che ci riappacifichino con il mondo,potremmo fungere da raggi di sole che offrono un eccezionale effetto luce-ombra sulla scultura “Amore e Psiche”, rivitalizzandola.
Riuscire a comprendere la corretta arte della vita ci porterebbe ad essere più sensibili, più altruisti, più aperti agli altri, capaci di cogliere ogni momento nella sua bellezza, pur con i suoi ostacoli.
Soltanto con costanza ed esercizio i principi della vera arte faranno dell’uomo un celebre artista, artefice del proprio capolavoro.

mercoledì 16 febbraio 2011

Ninfosi edile


Nel 2002 una giovane coppia di amici venne in studio dicendomi che avevano comprato casa, volevano ristrutturare, ma c’era qualche “problemino”. Non mi meravigliai più di tanto, se le mie occasioni progettuali non viaggiano pericolosamente sul baratro dell’inattuabilità non le colgo neanche. Quindi con tanta pazienza e perseveranza indotte dal “bisogna pur campare in qualche modo”, mi accingevo ad un’altra missione impossibile.

L’immobile, se così si può definire, in c/da Casabianca del Comune di Messina, era composto da due corpi di fabbrica, entrambi ad una elevazione f.t. versanti in stato comatoso e per di più gravati da una delle iatture più infauste che il buon Dio inflisse alle umane genti a completamento delle piaghe d’Egitto: il CONDONO EDILIZIO.
Non vorrei attentare la vostra sanità mentale indugiando su quanto ho dovuto fare e produrre per arrivare al traguardo del gran premio della burocrazia urbanistica, ma vi assicuro, sono diventato matto.
Diciamo, quindi, in maniera decorosa che si è provveduto ad elaborare una collezione di carte, da fare impallidire la treccani, che permettesse un adeguamento dei fabbricati e legittimasse dal punto di vista normativo la volumetria per poi finalmente PROGETTARE qualcosa di decoroso.
Si è inserito un corpo scale in calcestruzzo faccia a vista che fungesse da legame/cerniera tra i due manufatti e, con l’ausilio di una struttura interna in acciaio, si è provveduto ad articolare due locali sottotetto e degli sbalzi a servizio. I volumi sono stati modellati e forati articolandoli secondo un linguaggio fondato sulla semiotica della rotazione. Il risultato……. lo lascio commentare a voi. 


P.S. Siamo in fase di realizzazione e tutte le lotte condotte con la committenza, atte al raggiungimento di un compromesso valido a scongiurare il pericolo della “casetta giallina”, spero non vengano pregiudicate dall’incommensurabile ingegno di un’impresa locale. Vi terrò informati.

lunedì 14 febbraio 2011

OCCHIBLU


             1999. Presentata al concorso internazionale di disegno industriale "La maniglia per il terzo Millennio", Occhiblu, di ispirazione post-modern, come un geroglifico egiziano, propone una linea ambigua  adatta ad essere trattata con materiali  diversi: metallo satinato/legno, metallo satinato/metallo lucido.
            L’utilizzo è riferito principalmente all’abitazione nella quale la memoria storica di un oggetto tradizionale è fortemente sentita. La particolare flessibilità, pone l'oggetto in armonia sia con arredamenti moderni che classici.
Elemento innovativo: un punto luminoso LED alimentato a batteria che  permette di individuare la maniglia anche al buio.

venerdì 11 febbraio 2011

La morte

Fotografia di Giuliagas



Ho rincorso il tuo volto
e tu
non hai saputo dire
il tuo amore
Ho rincorso il tuo volto
e tu
non hai saputo aprire
iI tuo cuore
L’animo tuo
hai tenuto  stretto
nella corazza del silenzio
Io ferita
attendo ancora
ma la corsa
è alla fine
Non ti sei svegliata
dal sonno
che precede la morte
Te ne sei andata
in un giorno di pioggia
sempre in silenzio
ed io
ho atteso invano
una parola
del tuo amore 

Giuliagas

martedì 8 febbraio 2011

Una notte per la cultura in un’assopita città provinciale


Una notte per la cultura in un’assopita città provinciale
di Rosario Ciotto

                                                             "L'apparenza" di Rosario Ciotto

  Domenica mattina, mi sveglio ed apro le imposte. Volevo già da tempo deporre il cilicio delle considerazioni su quanto vedo e quanto penso a corredo, ma la sindrome del flagellante prende, come sempre, il sopravvento. Che spettacolo, il mare mi appare come una trama di luce tessuta dal vento, è incredibile, sembra velluto operato di un blu cobalto che satura i contorni del fotogramma-finestra. Arrivo quasi a toccare i gabbiani, e alcuni fiocchi di nuvole, all’orizzonte, accarezzano le punte più alte della prospiciente Calabria. Poi volto le spalle e la cinghia uncinata incomincia a mordere i miei pensieri. Si, è una tortura guardare il paradiso e viverlo come un girone dantesco. Fortunatamente oggi rimango in casa. Non passerò un’ora della mia vita maledicendo il mio conto in banca che non mi consente l’elicottero, non vedrò le mie gentili concittadine truccarsi in auto, che tanto qualcosa si deve pur fare, e soprattutto non metterò a rischio ammortizzatori e coronarie che assistono impotenti ai buchi stradali e civici cercando di scansarli alla meglio. Chissà se questo strumento oltre al dolore mi lascerà un po’ di purezza, non è un dolore estremo ma costante quello che mi ricorda la scelta dell’anacoreta che sopprime l’idea di vivere, fuggendo, un mondo ideale fatto di arte, cultura, relazioni, per isolarsi, restando, in un quadro dove una cornice strepitosa cinge un dipinto mediocre. Paura, sicuro, ma un tempo anche speranza e voglia di fare, voglia perduta tra gli affanni della vita, tra le prese di coscienza di un impotenza congenita, ereditata per caso da qualche “padre” accidioso. In questo scenario, da qualche anno si aspetta con ansia “LA NOTTE DELLA CULTURA”, Kermesse cittadina con qualche risvolto mondano nella quale si veste la città con ricchi premi e cotillon per promuoverne la cultura ed orientare i suoi assopiti cittadini verso lidi che non rispecchino il gioioso carnaio di quelli estivi. Una notte, un’unica notte, nella quale le nostre belle dame, armate di idonea pelliccia da combattimento ostentano retaggi culturali d’elite. E’ un’INIZIATIVA LODEVOLE, sia chiaro ma è paradossale che una città, universitaria per giunta, debba proporre uno sporadico evento annuo per inoculare una compressa culturale nell’organismo di un moribondo bisogno di corroboranti trasfusioni. Sarebbe ora di strutturare un programma serio definito e costante di eventi culturali capaci di attrarre un interland vastissimo e soprattutto di pensare seriamente alla costruzione di un “ceto” culturale cittadino che, al di là di qualche snob atteggiato, non produce nulla di rilevante da tempo immemorabile. L’investimento nell’arte si potrebbe rivelare più redditizio di quanto si pensi in un’ottica di rilancio, se davvero c’è una volontà di rilancio. O forse si vuole ancora continuare e perseguire strategie borboniche miranti al mantenimento di una perenne condizione del bisogno, substrato necessario per arrogarsi posizioni stabili di rilievo e potere fondate sul soddisfacimento di bisogni illusori e improduttivi per l’emancipazione reale di una cospicua fetta di cittadinanza mantenuta “ignorante” ad ogni costo. L’ho sempre detto, a mio avviso, è stato un progetto pianificato con cura, far dormire un popolo tra i guanciali di un assistenzialismo assopente per garantire il governo, e non parlo esclusivamente delle istituzioni politiche, di un manipolo di mediocri miopi e senza prospettive. Se si pensa che, alla fine, il maggior imprenditore della città è un bigliettaio paludato da manager. La pianificazione in tal senso è reale ed effettiva. Pensate bene alla morfologia del nostro territorio antropizzato. Una linea costiera nobile, anche se stupidamente mortificata nella sua risorsa più preziosa, l’affaccio a mare ed una serie di contenitori-dormitori semibaraccati, lungo i corsi dei torrenti chiamati con disprezzo “quartieri popolari” da tenere in sotto l’incombenza di un costante regime di bisogno. Ecco, la cultura in questa città bisogna immaginarla come una rivoluzione costante, fatta da coraggiosi idealisti che si immolano sull’altare dell’indifferenza. Idealisti da precettare in ogni campo: politica, istruzione, imprenditoria e semplici cittadini mossi dall’urgenza del rinnovamento intellettuale che urla a chiara voce dalle viscere della città. Una città a cui non  può bastare “tutto in una notte”.
P.S. Io ci sarò

sabato 5 febbraio 2011

Due donne

DUE DONNE
di Giuliagas 


Due donne
tanto diverse
così siamo io e te
Madre
Adoro il vento
che passa lento
ascolto il pianto 
della pioggia
Che strana ragazza... sono
che donna diversa... sei
Mi osservi
con occhi vuoti
non ascolti le mie parole
tu assorta a guardare il futuro
io presente a vivere la vita
Cerco invano il filo che ci unisce
e resto sola
al davanzale
a guardare la notte 


giovedì 3 febbraio 2011

Un genio allo specchio

“UN GENIO ALLO SPECCHIO”

Di Enzo Vella

 Pomme-papillon- Vladimir Kush

La massima espressione dell’interiorità trova sfogo nell’arte. L’arte è creatività, simbolismo, sentimento, emozione, rappresentazione.
Nel suo percorso storico-culturale tra soggettivismo e oggettivismo, l’arte è stata soggetta a trasformazioni fisiologiche che ne hanno determinato alcune  evoluzioni – involuzioni, mutandone il suo significato.
Con l’arte l’uomo ha sempre liberato i propri pensieri, desideri e la personalità, arrivando ad idealizzare un mondo che non esiste, un mondo nuovo, anche utopistico.
L’importante è suggestionare, giungendo ad una soluzione che esprima al meglio il progetto dell’artista.
Ed è proprio l’artista il soggetto principale dell’arte con la sua personalità in continuo fervore. Oserei dire che l’arte è un monologo tra l’io e un mondo ideale che accoglie con stupore ogni creazione senza limiti di spazio e tempo, poiché l’arte deve trasmettere l’idea di leggerezza, di purezza, di libertà, di infinito, deve opporsi alla realtà che spesso viene rifiutata.
Non sarà errato definire l’arte come una scienza comunicativa con interpretazione soggettiva; l’intento è quello di esprimere, comunicare, suscitare, esteriorizzare, estasiare, sopprimendo la realtà, i disagi, le crisi interiori. Per questo lo spettatore, spesso, si rispecchia nei capolavori dell’artista.
Anche Oscar Wilde sposò la funzione dell’arte, comprese l’esistenza di due mondi, quello reale che non necessita parole per essere visto  e quello “artistico” che non esisterebbe se non se ne parlasse. Sarebbe quindi “conveniente” amare l’arte perché può aiutarci a vivere.
Quando si parla di arte si è soliti  pensare ad un dipinto o ad un affresco, soltanto in pochi riescono a pensare alla vera funzione e  alle innumerevoli forme di espressione.
Rappresenta arte tutto ciò che è percettibile ai cinque sensi: tatto, udito, olfatto, vista, gusto. Riflettendo su questo concetto, facilmente possiamo spaziare sul tema dell’arte. Possiamo così comprendere che oltre ai dipinti e agli affreschi si devono includere anche le sculture, le architetture, giungendo alla fotografia e al design e ai graffitti.La tipica moderna arte di strada, poco apprezzata, ma tanto diffusa nelle nostre aree metropolitane, incrementata, sicuramente, dal gusto del proibito suscitato nello spirito dei giovani graffitari.
Anche altre forme d’arte meritano di essere ricordate ad esempio la danza ed il canto, spesso bistrattato, ma  con un’importanza che si perde nei tempi, tanto che, persino  Sant’Agostino affermò: “chi canta prega due volte”
Ed il teatro che, storicamente e socialmente è riconosciuto una delle più importanti forme d’arte anche per l’effetto catartico insito nel suo essere.
Ma in questo elenco manca un’arte  a mio parere “indispensabile”: la culinaria che non va sminuita, perché la realizzazione di un buon piatto richiede impegno, anche l’abilità culinaria come tutte le forme d’arte è lo specchio dell’interiorità che evade,  che muta.
Certo sembrerà strano definire la cucina un’arte, ma se ci si svincola dai canoni classici, sarebbe giusto paragonare gli ingredienti ai colori, la tavolozza ad una padella, mentre la tela è quel piatto da portata che, una volta ben composto, crea stupore agli occhi e godimento per il palato, la stessa estasi che esplode in noi forse dinanzi ad un monumento o meglio all’oggetto dei nostri desideri. Questa è la dimostrazione che se c’è creatività si può fare arte
In questo percorso tra tutte le arti sensoriali possiamo comprendere come il filo conduttore sia la creatività, la percezione, la realizzazione dell’io attraverso una gratificazione totale. Un io che vuole reagire, che cerca consensi e che rifiuta la realtà.
L’artista, come un genio solitario e superiore, crea un mondo in cui estetismo ed edonismo divengono valori assoluti e vitali da realizzare identificandoli nell’arte e nella vita.
Se l’arte per l’uomo-artista è un “piacere” non resta che sostenere il pensiero dannunziano: “Bisogna fare della propria vita come si fa un’opera d’arte. Bisogna che la vita di un uomo d’intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui.”


mercoledì 2 febbraio 2011

Una testa: 40 X 40 (COLORI, FILO SPINATO, COLLAGE E PIROGRAFO SU POLISTIROLO, SFONDO IN VETRO STRATIFICATO)



Colori, suoni, ricordi, vortici, emozioni. Apparente e confuso vago tra il disordine degli eventi che custodiscono emozioni appese ad un filo di luna.