domenica 10 luglio 2011

“Storia della mia gente” di Edoardo Nesi vince il premio Strega 2011

Redon Odilon: The Smiling Spider


Storia della mia gente, ma non soltanto, anche uno spaccato di storia attuale che permea in maniera negativa il nostro presente finanziario e sociale. Un racconto, tessuto con molti riferimenti autobiografici, che parla in modo particolare di Prato, città natale dell’autore, che negli ultimi anni ha subito una decapitazione della propria realtà economica fondata sull’industria tessile minata dall’imbecillità dei politici che si sono susseguiti e dalla conseguente invasione del mercato cinese.
Un uomo, Nisi, figlio degli anni ’60 cresciuto a musica, viaggi e lavoro nella fabbrica di famiglia. Una fabbrica con una sua storia risalente alla seconda guerra mondiale, quando, distrutta dai tedeschi, fu ricostruita con quella forza e speranza che l’epoca conosceva bene. Le generazioni si susseguirono giungendo fino a lui che, pur facendo molto bene il proprio mestiere all’interno dell’industria, sognava sempre di essere uno scrittore a tempo pieno. Ma quella vocina chiamata senso del dovere, che proveniva in gran parte dall’insegna “…& figli”, non gli fece mai compiere una scelta, finchè quella scelta si compì da sola proprio a causa della crisi economica che investì il mercato dell’industria tessile. La chiusura fu un passo obbligato, un disastro paragonato, nel libro, al terribile evento delle torri gemelle quando gli occupanti i vari piani vennero tenuti fermi ai propri posti da una sconosciuta voce che proveniva dall’interfono. Una voce che tranquillizzava e raccomandava di non muoversi, di non scappare dalle scale perché era da lì che sarebbero arrivati i soccorsi e mentre la voce tranquillizzava, la gente moriva. Allo stesso modo mentre una voce (questa volta ben nota) ci dice che siamo fuori dalla crisi, i licenziamenti imperano, i posti di lavoro si dimezzano, l’economia va a rotoli. Licenziati di ogni età anche ad un passo dalla pensione, come Fabio, uomo dignitoso e umile descritto nel libro che inventa attività alternative per trascorrere le giornate e che la sera non riesce neanche a stare davanti alla tv, perché non deve riposarsi da nulla. 
Vite distrutte da scelte sbagliate di chi non è mai stato interessato al destino dell’uomo medio, al benessere di quella fetta di Italia che, tra mille sacrifici, fa quadrare i bilanci di tutti. Quell’Italia che, nella parte del libro che preferisco, l’autore sogna possa riprendersi grazie alla cultura: libri, quadri, musica, film e moda tutti protesi a rimarginare quelle tremende falle economiche, sociali e culturali che in questi anni sono diventate sempre più profonde. Una ricerca del bello che unisca gli animi tracciando una strada opposta a quella che oggi è permeata da denaro e potere. Un quadro così incantevole che persino una bambina, la figlia di Nisi, vedrebbe bene come idea per il prossimo libro del padre.  
Perché la ricchezza interiore inespressa vale poco, poco più di nulla e tutto quello che non si riesce a dire e a scrivere e a vivere è perduto, polvere.[1]
Non ho letto gli altri libri finalisti, per cui non posso fare un paragone, ma non riesco a capire dal profondo le ragioni che hanno portato i giurati a premiare questo libro che, oltre a mostrare in modo sincero un quadro di drammatica attualità, non trovo paragonabile a premi strega quali Flaiano, Eco, Moravia, Pavese, Palazzeschi (ecc.). Ma forse anche questo fa parte dei cambiamenti che il tempo ci regala.


[1] Edoardo Nesi, Storia della mia gente - Bompiani

Riccardo Borgo

5 commenti:

  1. Ciao Roscio, grazie per la visita e il resto, e bentornato!

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  2. Non conosco questo libro, certo...averne di Flajano!

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  3. E la copertina? E' bellissima...
    Sim io vedo anche e soprattutto le copertine dei libri :)

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  4. uhm...purtroppo il lavoro e il blog mi portano via tantissimo tempo (io fino a qualche tempo fa leggevo almeno un paio di libri a settimana) quindi non ho letto nessuno dei libri finalisti. Che dirti??? Ultimamente questo genere di premi ha perso molto dell'intento iniziale: non è un caso che si sia lungamente parlato dello strapotere delle case editrici nella scelta del vincitore...quando leggerò il libro, però, tornerò a recensirlo :D

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  5. Ciao Roscio, non entro nel merito del premio letterario, non conoscendo il libro mi fido del tuo giudizio, una cosa però ha toccato un mio nervo scoperto, il parlare di "Vite distrutte da scelte sbagliate di chi non è mai stato interessato al destino dell'uomo medio", per me è inaccettabile e vergognoso il modo in cui vengono trattate queste vite come se non avessero una dignità o un valore, pecore lasciate in un ovile, neanche portate al pascolo, in attesa di essere sacrificate secondo necessità. L'autore sogna una ripresa attraverso la cultura, ma ciò che io vedo e sento al momento è la gente affaticata dalla difficile quotidianità che non ha l'energia necessaria per apprezzare la bellezza della cultura e mi fa rabbia il dovermi augurare che il sogno di Edoardo Nesi si realizzi un giorno perché bisogna sperare nel futuro e non è possibile vivere nella concretezza di un presente vivibile!

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