L'angelo indifferente 70x110 colori misti su polistirolo (particolare) |
Osservo i miei dipinti mentre essi osservano me.
E gli sguardi, presupposto di comprensione, mi
infondono conoscenze sempre nuove di me stesso; lati oscuri che ignoro. Ho in
mente un vortice di idee, passioni, emozioni. Colgo qua e là un senso comune e
le rappresento in un “incastro compiuto”. Così è per tutto ciò che produco. Un
paziente assemblaggio di concetti che potrebbe portare all’infinito. Quel logos
eracliteo in perenne movimento sapientemente simboleggiato dal fuoco, passione
che muta pur restando sempre se stessa. Ma quella nascita di Venere ben chiara
nella mia mente all’inizio del percorso, assume forme e caratteri nuovi e
imprevisti “in fieri” ed ecco che non lo riconosco più come un prolungamento
del mio io, ma come un essere autonomo di dubbia paternità. Guardandolo,
infatti, mi chiedo da quale recondita parte dei miei meccanismi inconsci ha
trovato lo spiraglio di luce per emergere ed imporsi al di là della mia volontà
iniziale. L’effetto terapeutico e psicoanalitico si è compiuto e la catarsi
lascia sprigionare in me una culla di endorfine necessarie fino alla prossima
creazione. Un circolo virtuoso che si innesca in maniera inconsapevolmente
cosciente e sul quale, rifletto accorgendomi delle affinità esistenti tra
l’opera dell’artista e la mano di un Dio trascendente. Una raffigurazione
cosmica ecco cosa fece Dio: una rappresentazione esasperata di incastri logici
e perfezionamenti. Noi tutti siamo tasselli del quadro di un altro e lo
guardiamo mentre Lui guarda noi. Finché il quadro è plausibile di
perfezionamenti la vita continua, poi ….. l’apocalisse.
Un tempo credevo che l’uomo fosse il numeratore
di un quoziente che contemplasse al denominatore quanto lo limita e che
quest’ultimo tendesse a zero facendo assurgere l’uomo ad INFINITO. Ecco che
apocalisse e infinito coincidono e così quando il quadro divino sarà perfetto,
avverrà l’apocalisse. Quindi possiamo stare tranquilli ancora per un bel pezzo.
Lungi dal considerare finiti i miei lavori, che
implemento fino ad un certo punto per poi abbandonarli per timore di
“rivelazione”, vi voglio raccontare solo tecnicamente ed esclusivamente per
immagini, il percorso del mio ultimo lavoro pittorico, dal primo bozzetto ad
oggi.
Chiaramente anche il concetto si arricchisce e si
implementa secondo algoritmi aventi la stessa radice, un pò come un frattale di
Mandelbrot che ripete se stesso strutturalmente su scale diverse. Ma questa
analisi interpretativa la lascio ad ognuno di voi.
Scriveva Leonardo nel suo Trattato di Pittura:
“Ricordo a te, pittore, che quando col tuo
giudizio o per altrui avviso scopri alcuni errori nelle opere tue, che tu li
ricorregga, acciocché nel pubblicare tale opera tu non pubblichi insieme con quella
la materia tua; e non ti scusare con te medesimo, persuadendoti di restaurare
la tua infamia nella succedente tua opera, perché la pittura non muore
immediate dopo la sua creazione come fa la musica, ma lungo tempo darà
testimonianza dell’ignoranza tua.”
Rosario Ciotto
L'angelo indifferente:
primo bozzetto carboncino su carta e secondo bozzetto china su carta
L'angelo indifferente:
prima versione e seconda versione
particolari
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RispondiEliminaBello l'Angelo indifferente, nella prima e nella seconda versione, ed interessanti le considerazioni sulla trascendenza dell'arte.
RispondiEliminaSono belle le varianti a colori...Bravo!
RispondiEliminaRiesco solo ad immaginare il tumulto di emozioni e sensazioni che passano nel cuore, nell'anima e e nella mente di un artista. Non so come si avvicendano, quale prevale, quanto ci mette a nascere, ma so che il risultato finale che ci proponi ricrea in me quel turbine di emozioni. E solo questo è lo scopo dell'arte, probabilmente. Grazie!
RispondiEliminaRoberta
Bellissima opera... in questi giorni più significativa che mai. Un abbraccio e tanti, tanti complimenti
RispondiEliminaButto giù disordinatamente quello che percepisco dalla tua opera. La "chiusura" (quel braccio a difesa) del primo bozzetto lascia il posto all'apertura della prima e seconda versione, che in realtà non è verso il mondo esterno, ma solo verso se stesso. Magistrale la posizione del corpo e quel viso talmente lontano, talmente "indifferente" da creare un profondo disagio nel guardarlo.
RispondiEliminaE quel sigaro così reale tanto da sentire quasi l'odore del tabacco e in così totale contraddizione con l'astrattezza e il misticismo di un angelo.
Questo scambio mi emoziona, presuppone che avvenga tra due esseri "vivi"...è così che percepisce l'arte chi la crea. Bravissimo
RispondiEliminami piace il fatto che ci abbia concesso il privilegio di vedere (e contemplare) le varie fasi della tua opera, perché si riescono a notare le correzioni, i ritocchi, i ripensamenti, gli arricchimenti. Evidentemente il fuoco dell'ispirazione ha alimentato costantemente la tua mano, portandoti fino al compimento di quel piccolo capolavoro (mooooolto bello!). Un caro saluto!
RispondiEliminami piace l'angelo che si eleva dalla cancellata, che a me ricorda quella di un cimitero. è, sì, noncurante, ma forse della morte, delle umane limitazioni. in fondo gli angeli dovrebbero essere infiniti ed eterni, non è questo forse lo scopo dell'arte?
RispondiEliminaL'indifferenza nella bocca fumante e nella mano che copre distrattamente il pube. Un angelo è senza sesso, e senza paternità, come l'arte. E' un Ulisse errante nell'eterna ricerca di patria.
RispondiEliminaun percorso dinamico ed essenziale nel suo descendere fra le polveri di tonalità che sfiorano il grigio e il rosso...E' una mescolanza deliziata di origini e storia un bel frammento, gli angeli sono molto particolari e belli a me piacciono molto, scolpiti poi in diversi contesti..
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