lunedì 21 marzo 2011

Ode a Martina

"La Divina Commedia illustrata da Salvator Dalì"

 

Quand’Eris lanciò discorde mela,
di fin troiana e divin’ir fautrice
‘ché d’Afrodite la beltà rivela,
Martina, ch'è per me come Beatrice,
ancor non avea veduto luce
‘ché lei dolce e soave ispiratrice
giudizio imperituro a sé conduce.
Ella ch’ha più dell’or dorata chioma,
a paglia d’Afrodite quella riduce.
E Giunon’a fatica rabbia doma:
suo sen che fé canuta la galassia,
ch’è men tondo d’altrui non si perdona.
Son i suoi occhi Zaffir di Russia:
glauchi più dei grandi occhi d’Atena,
presso lei anche la dea s’abbassia.
V’è aurea sezione in ogni vena,
bella più di colei che portò spade:
supera in beltà la grande Elèna.
Due volte è triste Atena Pallàde
che più degl’occhi invidia l’intelletto:
fama d’arte e virtù tosto decade
ché pur se uman ella non ha difetto.
E Martina di mille e mille dotti
più nell’acquisir saper prova diletto;
invero quel ch’ha “gl’elementi” dedotti,
con quei che per un fulcro n’alzo’l mondo
e l’om che per teorem fé alunni rotti,
sagg’ai quali quadro, trilato e tondo
portaron fama e gloria in eterno,
ne’ sepolcri, per il rancor’immondo,
si voltan’e rigirano in alterno
e mesti sono poiché non più vivi:
suo saper di più è per loro scherno.
Per questo e i detti sopra motivi
l’”amor ch’a null’amato amar perdona”
repente inaspettatament’attivi
e come quei ch’amor non abbandona
di cui scrisse Dante con esattezza
fiamma d’amore tuttora m’ustiona.
Prima che d’amor come con bellezza
che cantai con le doti di Martina
m’urge elogiare un poco sua purezza:
ell’è un sublime fior con su la brina
la cui vision ogni buon sentimento
‘spira, d’ogni mal dolce medicina.
Ed io per il suo amor folle divento
l’amo finché’l sol sorge a levante
l’amo e se dico che non l’amo mento
d’amor esponenziale e mai costante,
com quel ch’unì Montecchi e Capuleti,
d’amor cui persin’Iddio è ‘gnorante
non ché gli dei non furon mai concreti
poiché un simile n’han veduto occhi.
Inver se vuoi ch’il mio disio s’acquieti
sai’l com; e se non vorrai ch’io ti tocchi
per sempre bramerò 'l calor d'un bacio.
 
Giovanni Ciatto

 

4 commenti:

  1. Senbra davvero strano credere che sia un giovane, come ho letto su facebbok. E se è davvero così mi fa ancor più piacere. Un complimento per la passione e l'impegno impiegato nel redigere cotanta ode...spero di leggerne ancora.
    Roberta :)

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Martina è una fanciulla fortunata per aver avuto una cotanto si bella ode...complimenti Giovanni !

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  4. Amore, ironia, capacita descrittiva attraverso metafore poetiche. Ci sono tutti gli ingredienti per un testo di indubbio impatto. La giovane età, in questo caso aiuta, bisogna essere giovani per raccontare con tanta freschezza e ardore degli scampoli di vita. Altra dimostrazione che smentisce il luogo comune dei giovani superficiali e mediocre. Bravo Giovanni, sarò sempre lieto di accogliere testi così brillanti, in particolare di giovani talentuosi come te.

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