giovedì 9 giugno 2011

I tarantati secondo Teresina

 
Satiro danzante”, bronzo altezza di circa 2,5 metri, periodo ellenistico

 Di retaggio culturale ancestrale, il tarantismo appartiene a tutto il sud d'Italia. Quella  Magna Grecia che ancora, ma purtroppo sempre meno, resta avvinta alle sue tradizioni. Di natura dionisiaca, questa "danza" epilettica e surreale ci lega al mondo degli "spiriti" infondendoci un senso di sgomento, ma nel contempo di liberazione e benessere. L'amico Josè Pascal ci descrive, in maniera eccellente, le memorie di una nonna con desiderio di perpetuazione che invoca alla terra e ai suoi riti.

  
Gli anni ’50 nei paesini del Sud Salento me li hanno solo raccontati. Ai ricordi di mia nonna devo la mia memoria della miseria più nera, di quella quotidianità oggi chiamata folklore e delle tante braccia partite a cercar fortuna.
Mi sembra di vederli i tarantati, puntuali alle soglie di ogni estate, che si dimenano nelle piazze, tra il clamore concitato della gente ed il ritmo serrato dei tamburelli. Quando nonna Teresina ne parla, comincia sempre dicendo: Succedia ca certi cristiani tuttu de paru scuppavane an terra – accadeva che alcune persone all’improvviso stramazzassero a terra posseduti da una forza soprannaturale - anche qui, a Comuncè c’era gente pizzicata da taranta o colpita dai guai de Santu Dunatu.
C’era a CONSIJA SSUNTAMIJIA – persona per mia nonna normalissima – ca passava de sutta i pali de segge, scinnia de scale tutta curcata stisa - che strisciava in maniera scomposta tra le gambe delle sedie, si introduceva nei posti più angusti e scendeva dalle scale distesa - se girava de na vanna e de l’autra, sturcia anterra poi cuntava cu Santu Dunatu - si contorceva con fare frenetico e poi rivolgeva richieste e preghiere a San Donato. C’erane quiddi ca sunavane pizziche cu li passa u male. E poi dopu ure li passava e diventavane normali sti cristiani - spesso per esorcizzare questo male si ricorreva ai tamburellisti, ai suonatori di organetto e fisarmonica, perché una danza scatenata ed estenuante era l’unico modo per liberarsi da questo stato di isteria e tornare in se stessi.

Arrivata a questo punto della sua storia nonna Teresina diventa malinconica e reticente – Basta, sta me sentu fiacca cu le cuntu ste cose – non insisto perché continui il suo racconto. La lascio al suo silenzio. So già che con la mente è tornata a quel torrido pomeriggio di giugno; era ancora bambina e davanti la sua casa saltellava attorno a suo nonno che suonava il tamburello. Non poteva sapere, Teresina, che quel suo ballo spensierato e vivace si sarebbe trasformato in una lotta per la sopravvivenza, circondata dagli zombi della sua infanzia.

Josè Pascal

10 commenti:

  1. Il sud è ricco di folklore, colori e immagini forti. I suoi riti, le sue tradizioni, molte feste popolari di tono fortemente pagano trasformate in cristiane all'estremo. Il racconto esprime bene l'aria che si respira al sud, la nostalgia per ciò che era un tempo e la figura della nonna che è sempre di una tenerezza infinita. Complimenti
    Roberta

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  2. Un folklore nato da molto lontano!!!
    Ma è al SUD che dobbiamo dire grazie per i costumi che ancora sono vivi in loro!!!

    Io ho vissuto la Sicilia e lì la tradizione è molto ben radicata in loro!!!!

    Grazie per questa condivisione!!! Ti seguirò più che volentieri!!! :D

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  3. grazie mille per essere passato da me,buon week end!

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  4. quanto mi piacciono queste storie tessute sui ricordi! Il sud è pieno di sorprese, di tradizioni tutte da scoprire. Il Salento è stato gia meta di viaggi. Quest'estate invece sarò in Sicilia :D

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  5. Ah il sud...
    Le danze, l'accoglienza, gli odori, le tradizioni, l'ospitalità, la storia, i colori...
    Amo queste storie...amo ricordare la mia terra così, con nostalgia, con amore...e speranza...

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  6. Vi ringrazio per i bei commenti.

    Vi invito a visitare il festival della taranta che si svolge ogni agosto, in modo itinerante, nei comuni della Grecia Salentina (Prov. di Lecce).
    In quei giorni si miscela tradizione e innovazione, passato e futuro, ritorno alla lentezza e elogio al consumo.

    Ringrazio in particolar modo il "proprietario di casa".

    buona vita
    josè pascal

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  7. le storie raccontate dai nostri nonni hanno un che di magico che ci avvolge e ci trasporta in quel mondo antico che tanto ci affascina.

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  8. Ciao Rosario! Grazie per questa passionale immersione nei colori, nei suoni e nelle voci di una terra che amo molto.
    Alex.

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